
Socio Didatta A.I.M.S. Istituto Veneto di Terapia Familiare Treviso, Padova, Vicenza m.vetere@libero.it
Premessa
Il tema degli indicatori di mediabilità e la scelta dei criteri usati in prima seduta per distinguere tra richiesta di mediazione/psicoterapia/altro ci era stato proposto dalla Commissione Didattica, in quanto, dopo il Congresso di Torino, si è rivelato come uno dei temi di centrale importanza nella formazione dei mediatori familiari.
La struttura per diapositive rispecchia il testo della relazione presentata da me e dal dott. Aldo Mattucci nella giornata di autoformazione, che ha preceduto questo Convegno. Il tempo sarà certamente insufficiente, ma lo scopo è soprattutto quello di mettervi al corrente di quanto si sta dibattendo nel gruppo dei vostri didatti
Mediazione si, mediazione no, mediazione forse
Immaginate di essere al primo incontro con una coppia che sia stata consigliata di rivolgersi al vostro studio o al vostro servizio.
Che voi siate assistenti sociali, psicologi, mediatori o psicoterapeuti; che voi lavoriate in studi professionali privati o in servizi pubblici; in qualsiasi caso, il primo ordine di problema che dovrete affrontare sarà quello di verificare la congruenza tra la richiesta ufficiale di mediazione e lo strumento che potrebbe essere più coerente con la domanda di aiuto che la coppia porta.
Le persone che si rivolgono a noi quasi mai sanno quali sono le risposte che possiamo offrire.
Ciò che è certo, è che stanno attraversando un periodo di sofferenza, che quasi sempre si sentono falliti come genitori, con una conseguente forte caduta dell’autostima personale; sta a noi, dunque, aiutarli a capirsi ed individuare quale sia il percorso più adatto per uscire dallo stato di disagio nel quale si trovano.
Per questo motivo abbiamo chiamato i nostri centri CO.ME.TE (consulenza, mediazione, terapia), proprio per sottolineare la pluralità delle risposte possibili.
In questi anni, è diventato sempre più importante svolgere una prima fase di consulenza con lo scopo di “smistare” le richieste, individuando per ognuna, il percorso più adatto. Bisogna essere in grado, entro la fine del primo incontro, di poter rispondere alla domanda: “Questa coppia può trarre giovamento da un percorso di mediazione o c’è bisogno d’altro e di cosa?”
E’ necessario, dunque, che l’analisi della domanda sia, al tempo stesso, molto accurata e molto rapida.
Occorrono, pertanto, dei segnali di pericolo che indichino agli operatori quale strada non intraprendere.
Quello che vi presentiamo è il metodo che, al momento, seguiamo per capire qual’è la domanda che le persone ci pongono e, di conseguenza, quale sia il percorso più utile o, quantomeno, più praticabile. Abbiamo raggruppato in quattro le aree informative che ci é sembrato utile esaminare in questa fase:
• Area motivazionale
• Area evolutiva
• Area della conflittualità
• Area delle risorse
Area motivazionale
Le informazioni che elicitiamo tendono a permetterci una prima lettura della domanda attraverso l’analisi dell’invio. Viene chiesto alla coppia da chi vengono inviati: servizio pubblico o privati? E con quali aspettative dell’inviante?
E’ evidente, infatti, che le cose cambiano sensibilmente se l’invio ci viene fatto da una coppia di amici che si è appena separata avvalendosi di un percorso di mediazione o se, invece, l’invio è stato effettuato dall’insegnante di un figlio, che potrebbe anche non sapere nulla di cosa sia la mediazione.
L’analisi dell’invio inizia con il primo contatto telefonico e può esaurirsi nei primi 5’-10’ del primo incontro.
Mettiamo, ad esempio, che ad inviarci la coppia sia stato un collega psicoterapeuta che è anche mediatore: è molto probabile che si tratti di persone in trattamento che hanno già fatto un percorso, che sono stati preparati e sanno molto bene cosa sia la mediazione.
Molto diverso sarebbe il caso di un invio avvenuto sulla scorta di intermediari poco informati su cosa sia la mediazione.
L’analisi dell’invio ha il duplice scopo di permettere a noi di non perdere il lavoro di primo “smistamento” che l’inviante deve aver fatto ed, alla coppia, di incominciare ad esprimere le proprie aspettative.
• Come la coppia é arrivata da noi?
• Chi ha effettuato il primo contatto telefonico?
• Con quali aspettative dell’inviante?
• Con quali aspettative personali?
• Con quale definizione individuale del problema?
• Con quali azioni già intraprese (uscita di casa, procedimenti giudiziari, avviso di separazione ecc…)?
Cosa valutiamo
• Coerenza versus incoerenza tra aspettative esplicite ed implicite
• Concordanza versus discordanza tra aspettative individuali e di coppia rispetto alla mediazione
• Riconoscimento del problema versus non riconoscimento del problema
• Desiderio/volontà di affrontarlo versus mancanza di tale volontà
• Irreversibilità della scelta versus reversibilità
In questa fase il mediatore orienta il focus del proprio ascolto alla ricerca di informazioni utili a capire se la decisione di separarsi, per almeno uno dei due, abbia superato il punto di non-ritorno ed, in subordine, se sono condivise o meno la definizione del problema e le aspettative rispetto alla scelta della mediazione.
Area evolutiva
Nel caso che nella fase dell’analisi dell’invio sia emerso che non ciano le condizioni certe per un percorso di mediazione, sarà utile procedere ad un approfondimento dell’analisi della domanda. Questo approfondimento passa attraverso l’indagine sul ciclo vitale dell’individuo e della coppia. Lo scopo di questa fase è quello di indagare sul significato evolutivo della richiesta di separazione (separarsi da chi, da cosa?) e, soprattutto, se il legame sia rescindibile o meno.
Le domande individuate per questa fase servono ad indagare brevemente se e come siano stati affrontati i compiti evolutivi:
• Come vi siete incontrati?
• Cos’è che vi ha attratto nell’altro?
• Cosa ne è stato poi di questa attrazione?
• Quali qualità dei propri genitori ha ritrovato nell’altro/a? e quali opposte?
• Cosa ritiene abbiano pensato i genitori d’altro della vostra unione di coppia?
• Come è cambiato il vostro rapporto all’arrivo del primo figlio?
Cosa valutiamo
• Assolvimento versus non assolvimento dei compiti evolutivi
• Disinvestimento emotivo possibile versus legame disperante
• Disimpegno genitoriale versus richiesta di maggiore presenza
• Corresponsabilità educativa versus alienazione genitoriale
Area del conflitto
Sin dal primo momento dell’incontro con la coppia, mentre dalle risposte verbali alle nostre domande ricaviamo informazioni sulla reversibilità/irreversibilità relativa alla decisione di separazione e/o sulla fase evolutiva in cui la coppia si trova, ecc…, le modalità relazionali, ed i linguaggi analogici che la coppia utilizza ci danno informazioni sulla gestibilità o meno del conflitto in corso. Pertanto, alleniamo i nostri allievi mediatori, a prestare particolare attenzione al non-verbale.
Cosa valutiamo
• Natura del conflitto: può riguardare il non sentirsi riconosciuta/o (identità), il potere che ognuno/a ha o sente di avere o non avere nella coppia (potere), la qualità del legame ed il grado di condivisione (intimità).
• Stile di gestione del conflitto: può essere vissuto come negativo (evitante), come lotta (antagonista), come opportunità (cooperativo).
• Intensità del conflitto: percepita dal mediatore.
E’ chiaro che un’intensità troppo elevata non rende percorribile un processo di mediazione. E’ questo il parametro che più di ogni altro porta in campo l’osservatore nel sistema osservato. E’, infatti, evidente che su questo parametro incide particolarmente la specificità del mediatore, la sua storia, la sua esperienza di conflitto e la sua “capacità di tenuta” rispetto all’intensità emotiva.
Area delle risorse
L’analisi dell’invio, l’indagine sull’area evolutiva e l’esplorazione nell’area del conflitto, hanno anche lo scopo di sondare se sussistano o meno le risorse per affrontare un qualche percorso e quale.
Cosa valutiamo
• Compresenza di assertività e cooperatività versus la presenza di solo uno dei due fattori
• Reinvestimento emotivo su un proprio progetto di vita versus legame disperante
Mediazione sì
Nel caso in cui ci sia coerenza tra aspettative esplicite ed implicite e concordanza tra aspettative individuali e di coppia é possibile che sussistano anche tutte le sottoelencate pre-condizioni:
• Irreversibilità della scelta (procedimenti giudiziali in atto, uscita di casa già avvenuta, presenza di altri partners, informazioni sulla volontà di separazione già comunicate ai figli, ecc…)
• Riconoscimento del problema
• Definizione condivisa del problema
• Volontà di affrontare il problema
• Scelta condivisa del mediatore e della mediazione
• Reinvestimento emotivo possibile su un proprio progetto di vita
In questo caso ridefiniamo il concetto e le funzioni della mediazione, quale sarà la nostra posizione, cosa possono e non possono aspettarsi da noi, forniamo alcune linee guida rispetto alla durata del processo, a come si svolgeranno gli incontri, consegniamo loro il contratto di mediazione e la guida per i clienti.
Mediazione sì, se…
Nel caso in cui non sia chiaro cosa la coppia si aspetti da noi e/o non ci sia coerenza tra aspettative esplicite ed implicite e/o vi sia discordanza tra aspettative individuali e di coppia, anche se fossero rispettate tutte le altre pre-condizioni e la scelta non fosse oltre il punto di non ritorno, riteniamo utile procedere ad un ulteriore approfondimento dell’analisi della domanda. Esempi di reversibilità della scelta possono essere:
• L’idea di separarsi è ancora suscettibile di ripensamenti
• La decisione è presa, ma c’è resistenza a comunicarla ai figli
• Nessuno dei due ha fatto o pensa di “fare le valigie”
• Si vuole sapere cosa comporta la separazione per ognuno dei coniugi
Si vuole sapere cosa comporterà la separazione per i figli
• Esiste la paura che, con la separazione, l’altro coniuge si vendichi negando i figli
Se, alla fine di tale approfondimento, si verifica che sussistono le pre-condizioni per un percorso di mediazione e si accerta che il livello di delusione favorisce il disinvestimento sul partner, si procederà alla definizione di significato e funzioni della mediazione, alle modalità di svolgimento del percorso, alla posizione del mediatore all’interno di questo percorso ecc…ecc….
Se, invece, tale disinvestimento è possibile, ma al momento permangono dei nuclei problematici che lo impediscono, si potrà procedere con una fase di pre-mediazione (2-3 incontri), atti a favorire la districabilità del legame.
Se, al termine di tale indagine, ancora dovessero sussistere dubbi sulla natura della domanda o nel caso in cui esplicitamente la coppia fosse d’accordo nel chiedere al mediatore: “Secondo lei, siamo fatti per stare insieme o è meglio che ci separiamo?”, procederemo ad un ulteriore approfondimento che permetta ai coniugi di rispondere da soli a questa domanda.
Diagramma delle funzioni di coppia nel tempo
Chiediamo loro di esprimere con un punteggio da 0% a 100% il grado di soddisfazione nelle prime tre delle seguenti quattro aree:
• esclusività e soddisfazione sessuale, generatività (biologica, psicologica e sociale),
• sostegno emotivo (sul piano professionale e nel rapporto con la f.d.o.),
• autorealizzazione:
Con questi punteggi costruiamo un grafico che riporta sulle ascisse le aree e sulle ordinate le variazioni dei punteggi nel tempo. Ad esempio, all’inizio del rapporto (T1), all’inizio della convivenza (T2), alla nascita del primo figlio (T3), oggi (T4).
Per quanto riguarda l’ultima area chiediamo di rappresentarci la differenza, tra come si sentivano all’inizio del rapporto ed attualmente, con un’immagine, preferibilmente un’animale.
n Verifica analisi della domanda
Se al termine della fase di consulenza, dopo 5’/10’, o dopo uno/due incontri, l’analisi della domanda ci porterà ad optare per una proposta di mediazione, procederemo ad una verifica immediata di tali risorse attraverso le prime due operazioni che proponiamo:
• la costruzione della check-list dei problemi da affrontare
• la costruzione della frase con la quale, al termine del percorso di mediazione, comunicheranno ai figli la loro decisione.
La costruzione del menù
La costruzione del menù consiste nel:
• fare una scala dei problemi da affrontare
• stabilire un ordine di priorità
Se ci sono effettivamente le condizioni e le risorse per una mediazione, questa operazione ne sarà una verifica.
Anche in questo caso lo scopo è duplice: è utile sia per verificare la presenza di risorse, sia per sottoporre a falsificazione le ipotesi che il mediatore ha elaborato circa la natura del conflitto, lo stile di gestione dello stesso e la sua intensità.
Cosa valutiamo
• Il tempo impiegato
• La modalità relazionale predominante
• La facilità/difficoltà a trovare un accordo
• Il grado di condivisione delle priorità
Comunicazione ai figli
Mentre la check-list (il cosiddetto menù) è, in ogni caso, la prima cosa da fare, la costruzione della frase potrebbe essere realizzata come ultima operazione del processo di mediazione: immediatamente prima di comunicarlo ai figli e quando tutti i dettagli dell’accordo sono già stati formulati.
Proporre alla coppia di predisporla all’inizio del processo ha lo stesso scopo di una “cartina al tornasole”: individuare se il legame si possa sciogliere; nel contempo, la costruzione della frase costituisce un modo per aiutare chi subisce la decisione ad uscire dalla posizione rigida del cosiddetto “braccio di ferro”, ed entrare nella logica dell’agire concretamente per il futuro e per i figli.
Il metodo che utilizziamo prevede questo percorso:
• Ognuno scrive la propria frase
• Ognuno legge la frase dell’altro e ne sottolinea solo le parti che condivide
• Ognuno riscrive la propria frase, ma questa volta tenendo conto del contributo dell’altro; questo; scambio può ripetersi più volte
• Quando le frasi tendono a coincidere, invitiamo la coppia a sedersi l’uno di fronte all’altra e scrivere insieme una frase che contenga i contributi di ciascuno. Nulla deve andare perso.
In molti casi ci si trova di fronte a coppie che parlano di separazione ma, non appena si confrontano con la messa in opera di tale decisione, diventa insopportabile la sola idea di mettere la penna sulla carta.
Al tempo stesso può capitare che un genitore assolutamente renitente all’idea di perdere la propria compagna, attraverso il cercare di mettere per iscritto cosa comunicare ai figli, possa essere aiutato a concentrarsi sulla cura dei loro interessi, non potendo non accettare la separazione dal partner.
Mediazione no, meglio...
Se, alla fine della fase di approfondimento della domanda, dovessero verificarsi le seguenti condizioni:
• Mancato riconoscimento del problema
• Assenza della volontà per affrontarlo
• Qualità disperante del legame di coppia
• Confusione di confini tra coniugalità e genitorialità
oppure, il livello di delusione sia tale da non permettere un disinvestimento sarà necessario ipotizzare percorsi alternativi più adatti.
A seconda delle situazioni, tali percorsi possono essere:
• un sostegno psicologico individuale Una tale scelta trova indicazione qualora, ad esempio, si individuassero rischi di depressione.
• una psicoterapia focale Una tale scelta trova indicazione quando si dimostrasse utile individuare le modalità genitoriali più idonee ad affrontare la separazione ed il divorzio (se, ad esempio, ci fosse un rischio di “alienazione genitoriale”). L’obiettivo, in questo caso, è quello di permettere agli ex-coniugi di elaborare la fine per garantire ai figli una co-genitorialità.
• una psicoterapia di coppia. Una tale scelta trova indicazione qualora vi siano, da ambo le parti, sufficienti risorse residue per una rielaborazione dell’incastro di coppia e dei suoi effetti sulle vicende coniugali (se, ad esempio, pur in presenza di un forte legame, si fosse pervenuti ad una fase di stallo per un non avvenuto assolvimento dei compiti evolutivi). L’obiettivo, in questo caso, è di elaborare i rapporti di ciascuno dei due ex-coniugi con le rispettive famiglie di origine, al fine di avvalersene in eventuali nuovi rapporti di coppia.
Nota Bene
Nessuno degli indicatori è sufficiente, da solo e deterministicamente, a definire qual’è la scelta più adatta tra mediazione, sostegno psicologico individuale, psicoterapia focale, psicoterapia di coppia e tale scelta non è neanche mai “oggettiva”, svincolata cioè dall’esperienza personale di come il consulente sta in un conflitto.
Bibliografia
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Angeli ed., Milano, 1998 - Haynes J.M., I. Buzzi “Introduzione alla Mediazione Familiare”,
Giuffré, Milano, 1996 - Mattucci A., Pappalardo L. “Tecniche di mediazione in ambito peritale” in
Professione Mediatore, n° 15/16 rivista Maieutica, Atti del IIConvegno
Internazionale A.I.M.S., Torino,8/9 ottobre 1999 - Morin E. “Introduzione al pensiero complesso” Sperling & Kupfer,
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