venerdì 6 aprile 2007

LO PSICOLOGO SCOLASTICO E IL MEDIATORE SISTEMICO: INCONTRO O SCONTRO?


RUOLO E SPECIFICITÀ DEGLI INTERVENTI PSICOLOGICI E DI MEDIAZIONE NELLA SCUOLA

Conny Leporatti

Responsabile Settore Psicologo Scolastico ITF Firenze Centro Co.Me.Te. Empoli c.leporatti@leonet.it

La presente comunicazione si configura quale contributo alla riflessione relativa al lavoro in rete ed ai bisogni formativi.
Quale premessa intendo dare per acquisita la definizione di mediazione quale “processo attraverso il quale due o più parti si rivolgono liberamente ad un terzo neutrale, equidistante e imparziale – il mediatore – per ridurre gli effetti indesiderabili di un grave conflitto. Essa mira a ristabilire il dialogo tra le parti per poter raggiungere un obiettivo concreto: la realizzazione di un progetto di riorganizzazione delle relazioni che risulti il più possibile soddisfacente per tutti” (S. Castelli, La mediazione. Teoria e tecnica, Milano, Cortina, 1996).
In merito alla definizione di mediazione sistemica, si rinvia invece al lavoro di Mariotti “La specificità della mediazione sistemica”, (Bassoli, Mariotti, Frison, Mediazione Sistemica, Padova, Edizioni Sapere, 1999).
Poiché i sistemi coinvolti nel contesto scolastico sono almeno tre (la scuola, la famiglia e i servizi territoriali e sanitari in relazione alla scuola), la complessità del contesto richiede frequentemente interventi che spesso implicano un lavoro di mediazione – anche se non sempre riconosciuto come tale.
Poiché ad oggi, in Italia, non si è ancora giunti ad una definizione del profilo professionale del mediatore e ad un riconoscimento giuridico della professione, è opportuno citare quali sono i professionisti che all’interno del contesto scolastico – a vario titolo – svolgono anche attività di mediazione.
Nei nidi e nelle scuole dell’infanzia comunali opera il Coordinatore pedagogico, al quale si richiede specifica formazione nella tematica della psicologia infantile e delle scienze dell’educazione. Esso si adopera in merito alla comprensione del bambino, del genitore di fronte al bambino ed al servizio scolastico, del quotidiano operare educativo, nonché dei contatti dell’istituzione scolastica con l’esterno.
A livello di scuola dell’infanzia, elementare e media inferiore, è frequentemente presente la figura dello psicopedagogista, con funzioni di sostegno alla programmazione educativa, di supporto negli interventi individualizzati, di collegamento con i servizi operanti sul territorio. Questo ruolo è prevalentemente ricoperto da docenti con laurea in psicologia, in pedagogia e in pedagogia a indirizzo psicologico.
Nelle scuole medie superiori sono stati attivati i C.I.C., Centri di Informazione e Consulenza, rivolti ad alunni e genitori. In essi operano docenti della scuola, a rotazione, laureati nelle varie discipline. Essi sono docenti di classe che si trovano ad incontrare gli utenti dei C.I.C. nelle duplice veste di “colui che ascolta” e di “colui che doce”.
Nell’ultimo quinquennio, con l’attuazione dell’autonomia scolastica e la legge quadro sul riordino dei cicli scolastici, si è assistito all’avvio del dibattito in merito alla figura ed al ruolo dello psicologo scolastico.
È stato infine presentato in Parlamento, XII Commissione Igiene e Sanità, un Disegno di Legge relativo all’istituzione sperimentale del Servizio di Psicologia Scolastica ed è stato firmato un protocollo d’intesa tra Ministero e Ordine Nazionale Psicologi. Il Protocollo ha lo scopo di supportare e assistere le istituzioni scolastiche autonome nelle esperienze, nei percorsi formativi, nelle ricerche e nelle sperimentazioni di Psicologia Scolastica, anche in accordo con gli Ordini Territoriali degli Psicologi e con gli Uffici Scolastici Regionali.
È evidente come mai prima d’ora il dibattito attorno alla mediazione e alla psicologia in contesto scolastico è fecondo di spunti di riflessione. Vorrei pertanto muovere dagli stimoli offerti dal lavoro di Ronchetti e Pifferi, Mediazione e Contesto scolastico, nel già citato lavoro di Bassoli, Mariotti e Frison, che si chiedeva con una serie di interrogativi:
- Dato il ruolo di terzo neutrale equidistante o imparziale, sarebbe forse opportuno che la figura del mediatore fosse più esterna al sistema scolastico? E se si, a quale contesto può appartenere?
- Può non appartenere a nessun servizio o contesto specifico?
- Lo psicologo scolastico può essere considerato un mediatore?
Premesso che il mediatore deve avere una formazione specifica e che l’intervento del mediatore scolastico è diverso da quello del mediatore familiare, desidero entrare nello specifico delle differenze tra il lavoro del mediatore scolastico e dello psicologo scolastico.
Il mediatore scolastico opera sui conflitti tra docenti, genitori, alunni, dirigente scolastico, operatori dei servizi territoriali e sanitari connessi con la scuola. Il suo è necessariamente un lavoro in rete.
Lo psicologo scolastico opera in ambito clinico in merito ai disturbi dell’apprendimento ed al disagio ed alla dispersione scolastica; all’educazione emotivo-affettiva e sessuale; alle modestie ed agli abusi sui minori e sull’handicap; all’organizzazione scolastica; al counseling con docenti, alunni, genitori; ai bisogni formativi e alla formazione del personale docente; ai progetti genitori ed all’orientamento scolastico.
Spesso si trova a gestire situazioni conflittuali che richiedono più o meno specificamente un lavoro di mediazione per il quale – necessariamente – occorre formazione specifica.
Ed è proprio riflettendo su questi aspetti e sui bisogni formativi del momento, che abbiamo pensato di fornire strumenti in più a chi intende andare a svolgere un intervento psicologico e di mediazione nella scuola.
Sia che si tratti del lavoro congiunto del mediatore scolastico sistemico e dello psicologo scolastico, sia che si tratti del lavoro dello psicologo scolastico tout-court, occorre che queste figure possano lavorare nell’ambito di un’azione coordinata, secondo una cornice sistemica e del lavoro in rete.
Come Istituto di Terapia Familiare di Firenze, abbiamo strutturato un Corso biennale per Psicologo Scolastico ad orientamento sistemico-relazionale della durata di 420 ore (210 ore annue). Esso si rivolge a laureati in Psicologia o in discipline diverse della Psicologia ma iscritti all’Albo degli Psicologi.
Prevede formazione relativa al modello teorico sistemico-relazionale; seminari su aspetti specifici del ruolo e delle funzioni dello psicologo scolastico; presentazione di progetti di consulenza, ovvero possibili modelli di consulenza da proporre ed attivare nelle strutture scolastiche pubbliche, allo scopo di consentire il confronto del modello acquisito, nonché l’acquisizione di esperienze di valutazione e diagnosi e la verifica della capacità di intervenire in situazioni di bisogno.Temi della formazione sono i seguenti:

1° anno
contenuti: teoria sistemica; dall’Equipe al ruolo dello psicologo nei sistemi scolastici; l’analisi della domanda; tecniche del colloquio; l’intervento psicologico nei contesti terapeutici; Ciclo vitale della famiglia.
80 ore teoriche
- Genogramma fotografico di ciascun allievo, relativo alla storia familiare trigenerazionale, allo stile relazionale ed all’uso del sé.

  1. la famiglia normale come sistema
  2. I sistemi scolastici e l’intervento di rete
  3. ciclo vitale della famiglia: la coppia
  4. ciclo vitale della famiglia: famiglia con bimbi piccoli
  5. ciclo vitale della famiglia: famiglia con adolescenti
  6. ciclo vitale della famiglia: famiglia lunga; giovane adulto e nido vuoto
  7. la separazione della famiglia
  8. la famiglia con handicap
  9. l’analisi della domanda
  10. verifica ed esame del 1° anno5 seminari relativi al ciclo vitale della famiglia ed all’intervento psicologico in contesti non terapeutici;

40 ore di Progetti di consulenza relativi al counseling, all’educazione emotivo-affettiva ed agli stili relazionali; al lavoro sistemico con i gruppi; all’handicap; ai “progetti genitori”; alla mediazione scolastica;
50 ore di tirocinio con tutor in scuole dell’infanzia, elementari, medie inferiori e superiori della zona di provenienza dell’allievo.

2° anno
contenuti: l’intervento in classe, con l’individuo, la consulenza al team, l’intervento nei sistemi scolastici; la prevenzione, la genitorialità e la gestione dei conflitti.

  1. l’intervento: normativa e classificazioni ICD 10 e DSM4
  2. l’intervento: i problemi affettivo-relazionali
  3. l’intervento: i disturbi d’apprendimento
  4. l’intervento: l’handicap
  5. prevenzione e screening; l’ascolto e i fenomeni sociali (abuso, disastri, dipendenze, sanità, ecc.)
  6. genitorialità
  7. gestione dei conflitti: la mediazione scolastica
  8. gestione dei conflitti: il bullismo
  9. gestione dei conflitti: il team, il rapporto con la dirigenza e tra dirigenza, insegnanti e genitori
  10. verifica ed esame finale

5 seminari relativi all’intervento di consulenza ed al sostegno psicologico in contesti non terapeutici.
40 ore di Progetti di consulenza relativi all’accoglienza scolastica, alla prevenzione dell’abuso, alla formazione docente, ai disturbi dell’apprendimento, all’uso dei tests in chiave sistemica.
50 ore di tirocinio con tutor
Il corso si presenta quindi come un ulteriore esperienza per i mediatori che si vogliano cimentare nell’ambito scolastico e quale occasione di collaborazione fra lo psicologo scolastico sistemico-relazionale così formato ed il mediatore sistemico che abbia occasione di interagire con le strutture scolastiche che si avvalgono dello psicologo.

Bibliografia

  • M. Andolfi, Il Colloquio relazionale, Roma, Accademia di Psicoterapia della famiglia, 1994.
  • F. Bassoli, M. Mariotti, R. Frison, Mediazione sistemica, Padova, Edizioni Sapere, 1999.
  • M. Malagoli Togliatti, L. Rocchietta Tofani, Il gruppo classe: scuola e teoria sistemico-relazionale, Roma, NIS, 1990.
  • D. Mazzei, La mediazione familiare, Milano, Cortina, in corso di stampa
  • E. Scabini, Psicologia sociale della famiglia, Torino, Bollati Boringhieri, 1995.
  • M. Selvini Palazzoli, Il mago smagato, Milano, Feltrinelli, 1976.