venerdì 6 aprile 2007

L’ISTITUZIONE DI UN SERVIZIO PER LA FAMIGLIA IN UNA STRUTTURA PUBBLICA

Tea Baraldi

Daniela Fedrigo

Daniela Giacobbe

SociaOrdinaria A.I.M.S. Alessandria

Questo contributo si propone di illustrare le modalità di lavoro del ‘Servizio per la famiglia’, creato dal CISSACA (Consorzio Intercomunale dei Servizi Socio Assistenziali dell’Alessandrino), che intende offrire ai cittadini nuove tipologie di intervento, in risposta a bisogni diversificati da quelle storicamente di carattere assistenziale.


In modo particolare, si intende presentare un modello di lavoro dove la contiguità con il sistema giudiziario e forense è stata considerata come una possibile risorsa e dove, attraverso una rete di relazioni costruita negli anni, si è creato un modello di intervento che ha l’obiettivo di raccogliere, nel rispetto dell’autonomia, tutte le sinergie possibili tra operatori sociali, psicologici e giudiziari.
Il presente intervento analizza in modo particolare due delle varie tipologie di intervento offerte dal ‘Servizio per la famiglia’ – la mediazione e l’utilizzo del luogo neutro –, centrando l’attenzione soprattutto sulle interazioni nel merito tra sistema sociale e sistema giuridico e forense.
Fino a pochi anni fa, l’accesso al servizio pubblico per problematiche familiari era strettamente correlato al ceto sociale – medio/basso – o a obblighi giudiziari demandati ai Servizi dal Tribunale Ordinario o – più sovente – dal Tribunale per i Minorenni.
Negli ultimi anni, in concomitanza ad una crisi della famiglia sempre più marcata - le cui cause sono da individuare anche a livello strutturale -, la tipologia di richieste al Servizio Pubblico si è differenziata ampiamente e la categoria del censo non rappresenta assolutamente più una discriminante.
Una matrice pressoché comune a tutte le richieste è relativa alla esigenza di ascolto in una situazione di confusione personale e di crisi delle relazioni, dove l’elemento della solitudine è connesso alla sofferenza e alla pena di fronte “alla gestione della fine del legame coniugale”
1, spesso in assenza del sostegno delle generazioni precedenti.
L’accesso ai Servizi è spontaneo, laddove qualche membro del nucleo si è reso disponibile a riconoscere il disagio e la crisi, richiedendo aiuto; in altri casi è “coatto”
2, dove cioè si tratta di un obbligo, di un’imposizione da parte della Magistratura Ordinaria o Minorile.
Questa ultima particolare modalità di accesso ci ha consentito di costruire nel tempo una rete di relazioni proficua e stimolante con i giudici che si occupano di problematiche familiari nella nostra città.
Contestualmente, ci ha anche permesso di avviare un rapporto di conoscenza e di scambio di informazioni con alcuni avvocati familiaristi più sensibili alle problematiche sociali e psicologiche della separazione e del divorzio, connesse soprattutto all’attenzione nei confronti dei bambini coinvolti.
Questa amplia rete di relazioni ha stimolato un reciproco confronto sulle esperienze, ma ha anche amplificato le richieste sul versante giudiziario e forense nei nostri confronti, ponendoci nella necessità di affrontare una casistica molto amplia e diversificata.
Un ostacolo importante alla costruzione di risposte adeguate e costruttive era dato dalla dispersione dei vari operatori in servizi e aziende differenti: la rete delle relazioni è stata coltivata per diverso tempo grazie alle iniziative e alle energie personali, che hanno permesso di mantenere attivi i rapporti di lavoro e le comunicazioni finalizzate ad interventi comuni.
La creazione, dunque, di questo servizio per la famiglia, con personale proveniente da enti differenti, ora in grado di lavorare insieme anche attraverso precisi accordi di programma formali, sembra costituirsi come una risposta più precisa e mirata alle nuove domande poste da difficili e dolorose situazioni familiari. Contemporaneamente, è anche un esempio della capacità di collaborazione tra istituzioni diverse di fronte ad un progetto definito e preciso, che rimanda anche un’immagine di modernità ed efficienza al più allargato contesto sociale.
Desideriamo utilizzare il concetto di Cigoli ovvero “l’attenzione allo scambio tra le generazioni” per illustrare l’evoluzione della nostra équipe di lavoro.
Dieci anni fa, l’assistente sociale e la psicologa, coetanee, hanno iniziato un lavoro comune, costante e continuativo con le famiglie problematiche: dapprima esclusivamente come operatori del servizio pubblico; successivamente e con sempre maggiore frequenza in collegio peritale nelle consulenze richieste dai giudici dei Tribunali Ordinari e Minorili e, più recentemente, anche delle Procure nell’ambito di situazioni che vedano coinvolti bambini e adolescenti.
Tre anni fa, in concomitanza di un caso di consulenza tecnica d’ufficio piuttosto complesso, le due professioniste, concordemente, si sono accorte che era necessario un ulteriore apporto e che, pertanto, occorreva aprire l’équipe ad una terza persona, di professionalità differente e con strumenti di lavoro diversi. A partire da quel momento abbiamo dunque costruito un triangolo, dove il terzo operatore è più giovane, con una professionalità - l’educatore professionale - di più recente costituzione nell’ambito della storia dei servizi.
D’altro canto, l’assistente sociale e la psicologa hanno a loro volta ricevuto ‘dei doni’ di sapere ed esperienza da una collega ormai in pensione da diversi anni, che li ha trasmessi loro con l’obiettivo condiviso della costruzione di servizi sempre più vicini alle persone e rispettosi dei loro bisogni.
Ci piace dunque pensare alla nostra équipe come ad un modello triangolare di lavoro, dove lo ‘scambio tra le generazioni’ in ambito professionale promuove un concreto investimento produttivo sul futuro.
Tutto ciò è stato, ed è tuttora, fonte di soddisfazione e di gratificazione professionale per tutte noi, ed ha costituito un valido aiuto per affrontare sia la disperazione sottesa a molte vicende familiari che abbiamo incontrato, sia la tortuosità della storia delle istituzioni cui apparteniamo, spesso confusa e disordinata, non sempre capace di proiettarsi in avanti in azioni propositive.
La costruzione di un servizio per la famiglia è invece una di queste ed è l’esito anche di quel proficuo scambio generazionale iniziato diversi anni fa.
Il CISSACA, nell’ambito dei programmi di politica sociale a favore della famiglia e dei minori, anche in ottemperanza alla legislazione vigente in materia, accanto ed in sintonia con le numerose attività da tempo in atto nel settore, ha deciso di potenziare gli interventi di sostegno alla famiglia e alla genitorialità attraverso l’istituzione di un Servizio per la Famiglia, quale “spazio” per realizzare una serie di interventi di sostengo ai minori e ai nuclei familiari. In particolar modo ci soffermeremo sugli interventi di mediazione e di incontro fra genitori e figli in uno spazio neutro. Tale progetto rientra in un più vasto processo di implementazione della Convenzione di New York sui diritti del Fanciullo del 1989, ratificata dall’Italia con la Legge n.176/91, la Convenzione Europea del 1995, nonché l’attuazione delle Leggi italiane più significative in materia (n. 151/75 n. 184/83, n.66/96 n 285/97, n.451/97, n. 476/98) che in questi anni hanno contribuito a creare una nuova cultura sulle problematiche familiari e minorili. Tra le varie finalità, questa normativa ha posto in risalto l’esigenza di tutelare i diritti dei bambini e, tra l’altro, le Leggi più recenti sottolineano la necessità di assicurare loro la continuità e la stabilità dell’ambiente affettivo e relazionale in cui crescono, nonché mantenere e sviluppare rapporti con entrambi i genitori e con le rispettive famiglie d’origine.
La mediazione avviene in un contesto strutturato, dove gli operatori, denominati appunto mediatori, in possesso di una formazione specifica, si pongono come terzo neutrale e aiutano i genitori ad elaborare in prima persona un programma di separazione soddisfacente per loro stessi e per i figli, di cui possono esercitare la comune responsabilità genitoriale. Tale percorso si articola in un periodo di tempo determinato, concordato e contenuto. Tutto ciò nella garanzia del segreto professionale, della massima riservatezza ed in autonomia dall’ambito giudiziario. La scelta operativa e metodologica di questo servizio, in allineamento con altri, è di co-mediazione: i conduttori sono, infatti, rappresentati da due figure professionali diverse tra loro, che pongono le singole competenze specifiche al servizio di un arricchimento del processo di mediazione.
Un gruppo di lavoro composto da più mediatori, consente di far fronte alla necessità di turn-over degli operatori, di gestire adeguatamente le situazioni di incompatibilità determinate da conoscenza personale e/o professionale tra l’operatore e la persona, nonché rispondere alla necessità di integrare le varie figure professionali, in un clima di scambio costruttivo, di riflessione e di elaborazione.
Al servizio di mediazione si possono rivolgere coppie in procinto di separazione, genitori già separati, ma ancora alla ricerca di un accordo. L’intesa raggiunta attraverso il lavoro di mediazione riguarda la sostanza delle decisioni: la definizione e l’integrazione giuridica è demandata agli operatori del diritto, autonomamente attivati dai genitori stessi, con i quali si cerca di stabilire, ove necessario, momenti di integrazione e collaborazione.
L’accesso al servizio può essere spontaneo, su proposta di altri operatori dei Servizi territoriali, su invio di avvocati, magistrati.
Le risposte devono essere tempestive e non dovrebbero verificarsi lunghe attese.
Nell’esperienza del CISSACA, nell’ambito di un rapporto di stretta collaborazione con la Sezione famiglia del Tribunale Civile di Alessandria sulle tematiche delle separazioni, si registra da tempo un invio, non coatto, di coppie in mediazione.
Il lavoro con i magistrati della separazione è contrassegnato da un rapporto di collaborazione e di autonomia. Il giudice, durante la procedura, con iniziativa propria o su sollecitazione di una delle parti, illustra e propone l’attività di mediazione e se entrambi i genitori sono d’accordo, ne prende atto e dispone un congruo rinvio dell’udienza successiva per dar loro modo di intraprendere, senza sovrapposizioni e interferenze giudiziarie, la mediazione. L’esito del percorso viene riferito al magistrato dai genitori stessi (tramite i propri legali) attraverso la presentazione dell’elenco degli accordi raggiunti, sottoscritti da entrambi e dai mediatori. Qualora il Tribunale invii al servizio l’ordinanza nella quale è prevista la mediazione, anche lo stesso servizio - oltre ai genitori - invia al Giudice copia dell’elenco degli accordi raggiunti e sottoscritti e dai mediatori e dagli interessati, dopo avere informato questi ultimi. Inoltre i mediatori si impegnano a non presenziare mai ad udienze testimoniali in cui sono coinvolti genitori che hanno seguito il percorso di mediazione.
Con i giudici della separazione è risultato importante avere incontri regolari su temi generali inerenti all’impegno comune, per confrontare punti di vista, verificare la collaborazione, calibrando alcuni aspetti quali le modalità più opportune dei tempi e dei modi dell’invio.
Anche con gli avvocati, dopo un primo momento di incontro con l’Ordine professionale per la presentazione del servizio, si tengono rapporti di collaborazione e trasparenza di intenti, ma la mediazione in sé, ossia i suoi contenuti e le caratteristiche del suo svolgimento, sono protetti dal segreto professionale e dalla tutela rigorosa della neutralità del mediatore.
Questa linea vale anche nei confronti di eventuali Consulenti tecnici d’ufficio del giudice e/o Consulenti di parte, eventualmente presenti nella procedura giudiziaria.
Il Servizio spazio neutro d’incontro ha come finalità quella di costruire un ambito mirato a facilitare il riavvicinamento relazionale ed emotivo tra genitori o adulti di riferimento e figli che hanno subito, o hanno in corso, un’interruzione di rapporto, determinata da dinamiche gravemente conflittuali interne al nucleo familiare. Si tratta pertanto di uno spazio esterno, un luogo terzo, un territorio che non appartiene a nessuno dei contendenti, dove gli incontri possono avvenire senza particolari traumi per il bambino, se non il disagio (in questo caso considerato il “male” minore) di incontrare i genitori in un luogo protetto sì, ma inconsueto, e fuori dal contesto familiare. Si tratta pertanto di un ambito dove la presenza di operatori, adeguatamente formati, assume la funzione di sostegno emotivo al bambino e facilita il concretizzarsi delle condizioni per un incontro positivo, privilegiando -a seconda delle situazioni- l’aspetto della tutela, dell’osservazione, del supporto.
La gamma di interventi da attuare al riguardo è estremamente ampia ed è così esemplificabile:
- supporto al mantenimento e alla ricostruzione della relazione con il genitore non affidatario, in situazioni di separazione conflittuale;
- ricostruzione della relazione con uno o entrambi i genitori a seguito di allontanamenti prescritti dalla magistratura, con conseguente interruzione di rapporto;
- mantenimento della relazione con uno o entrambi i genitori, in situazioni di rischio per i minori;
- costruzione della relazione con un genitore mai conosciuto per un riconoscimento tardivo, o per altre vicende familiari particolarmente complesse;
- riconsegna del bambino al genitore affidatario dopo lunghi periodi di lontananza a seguito di sottrazione di minore e/o “rapimenti”;
- riconsegna dei minori ai genitori naturali a seguito di ricorsi alla dichiarazione di adottabilità per minori collocati in affido pre - adottivo dal Tribunale per i minorenni, in presenza di sentenze non definitive.
Il contesto degli interventi ha sempre una connotazione coatta: l’invio da parte della magistratura lo delinea e definisce eventuali limiti alla potestà genitoriale (nel caso di invii da parte del Tribunale per i minorenni, in relazione agli articoli 330 e segg. del Codice Civile). Nel caso di procedure civili di divorzio e separazione (Tribunale civile) o di separazione in famiglie di fatto (Tribunale minorenni) indica la regolamentazione dei rapporti con il genitore non affidatario.
L’obiettivo è comunque quello del riconoscimento del bisogno del bambino di veder salvaguardata, per quanto e fin quando possibile, la relazione affettiva ed educativa con entrambi i genitori, al di là delle vicende che potrebbero impedirne la continuità, come condizione che maggiormente garantisce una prospettiva di crescita sana ed equilibrata, nonché l’acquisizione di un’identità adeguata.
Si tratta di un intervento complesso che non può prescindere dall’utilizzo di tecniche di mediazione nelle relazioni fra i vari sistemi coinvolti quali la Magistratura ordinaria e Minorile, operatori psico-sociali, educativi, ma ancor prima il minore, la sua famiglia, la famiglia allargata, affidataria ecc.
In questa intervento è stata illustrata la creazione di un Servizio per la Famiglia, in grado di offrire aiuto e sostegno in quelle situazioni in cui il legame tra coniugi e tra le generazioni
3 viene fortemente attaccato, con il rischio di gravi ripercussioni psicologiche a partire dai più giovani per arrivare ai più anziani. Non molti mesi fa, si è assistito sui media ad un’ondata di stupore un po’ ingenuo di fronte al dato di un’elevata percentuale di disagio psichiatrico presente all’interno di questa società.
In quegli stessi articoli e réportages, è rimasta solo sullo sfondo la riflessione riguardante l’importanza del contesto di vita quotidiana delle persone rispetto al loro benessere o malessere psichico.
Abbiamo spesso rilevato come fasi critiche della vita coniugale e familiare, che possono poi esitare nella separazione e nel divorzio, rischiano di essere i detonatori di disagi psichici individuali, recuperabili solo successivamente in tempi molto lunghi e con costi emotivi ed economici non indifferenti.
L’attacco al legame, infatti, è un attacco a radici profonde costitutive l’identità della persona; è una rottura delle relazioni
4 tra ‘chi è generato’ e ‘chi ha generato’, soprattutto sulle coordinate di onnipotenza/impotenza5; è una frattura con una parte della propria stirpe. Un Servizio per la Famiglia oggi in un Ente Pubblico è pertanto una doverosa risposta a questo diffuso disagio psicologico e sociale.
Il percorso che ci ha guidato si è rivelato quanto mai interessante ed intrigante, dove accanto all’acquisizione di una rigorosa impostazione metodologica – ad esempio, la scansione molto precisa delle tappe del percorso di mediazione
6 -, è stato importante l’apprendimento della lettura delle interazioni tra i diversi sistemi che, a vario titolo, sono chiamati ad intrattenere su queste situazioni di conflittualità. L’arte di coniugare gli affetti e le emozioni con la ‘legge’ è molto difficile da esercitare, pure se, come ha affermato il dottor Pappalardo è importante “assumersi il rischio di fare”, avendo come riferimento portante le norme e le regole che, attraverso i Codici, garantiscono la tutela di tutti i cittadini.
I contributi teorici incontrati in questo cammino, contributi poi utilizzati a sostegno della prassi quotidiana, si sono rivelati estremamente stimolanti, aprendo nuove prospettive e nuovi percorsi di intervento. Le scriventi, da diversi anni, hanno prestato particolare attenzione per i temi della ‘memoria’ e delle ‘radici’ come elementi importanti della vita dei bambini e degli adulti.
L’incontro con le teorizzazioni di V. Cigoli e dell’approccio simbolico – relazionale ha contribuito a rinnovare in loro sentimenti di sorpresa e meraviglia ogni volta che si avvicinano, con prudenza, al ‘famigliare’.


Bibliografia

  1. Cigoli V., Pappalardo L. “Per un uso clinico della consulenza tecnica d’ufficio” in Cigoli V. (1997) Intrecci Familiari Milano: Raffaello Cortina Editore pg. 147
  2. Questo termine è stato coniato alla fine degli anni’80 da Cirillo per indicare tutte quelle situazioni in cui la richiesta di valutazione, di presa in carico o di trattamento non era assolutamente spontanea, ma imposta da obblighi di carattere giuridico. Fino ad allora, tali situazioni erano ritenute ‘casi impossibile’ e raramente venivano accettate in sedi di tipo terapeutico. Cirillo S., Di Blasio P. (1989) La famiglia maltrattante Milano: Raffaello Cortina Editore
  3. Per l’approfondimento di questo tema cfr. Scabini E., Cigoli V. “Il famigliare. Legami simboli tradizioni” (2000) Milano: Raffaello Cortina Editore
  4. E’ stata molto interessante la distinzione tra ‘rapporto’, ‘relazione’ e ‘legame’ illustrata dal dottor Luca Pappalardo nel seminario del 6 maggio 2000 presso il Centro studi Eteropoiesi
  5. Tema nuovamente trattatato dal dottor Luca Pappalardo nel seminario del 6 maggio 2000 presso il Centro studi Eteropoiesi
  6. Il secondo anno del corso è stato centrato prevalentemente su questo aspetto.